Ma perché mio figlio non mi dà retta?

Negli ultimi due decenni, sempre più spesso mi son sentito fare, da genitori frustrati e preoccupati, questa domanda; e questo accade non solo quando l’età del figlio è quella canonica, cioè l’adolescenza. Sembra che la “contestazione” o comunque la disobbedienza e la perdita di attenzione riguardo alle richieste dei genitori possano cominciare in età precocissime.

La mia sensazione è che questo problema possa essere legato alla inconsapevole, ma attuata, rinuncia al ruolo gerarchico da parte dei genitori.

Il bambino ha una assoluta necessità di essere guidato, ed i genitori hanno  l’assoluto dovere e responsabilità di guidarlo.

Uno degli strumenti per ottenere questi obiettivi è la gerarchia: chi comanda in casa, il figlio o i genitori? (Questa è una controdomanda che spesso faccio a chi mi fa quella del titolo).

E frequentemente, gli stessi genitori, con sorpresa, si rendono conto che chi comanda sono i figli; in un modo o nell’altro, si fa quello che vuole il figlio.

I bambini, nella loro innocenza, sono in grado di leggere gli effetti dei loro comportamenti e imparano molto precocemente a usare modelli di influenza efficaci, per raggiungere i loro obiettivi.

Non esiste purtroppo una “scuola di formazione” per i genitori, che tuttavia, inevitabilmente, fanno quello che fanno con e per i figli essendo influenzati da una molteplicità di vettori: esperienze con i loro genitori, narrazioni fatte da parenti, amici, letture, films, e non di meno, da emozioni e sensi di colpa.

Molto raro è che prima di agire si domandino se la loro azione sta all’interno di un metodo generale, piuttosto che essere il tentativo più rapido e a portata di mano per risolvere il problema del momento.

Se, come spesso accade, non c’è stata l’occasione di definire, in coppia, le basi della struttura di un metodo generale, si agisce d’impulso, sotto l’influenza dei vettori di cui sopra.

Approfondirò la tematica di quest’articolo seguendo gli eventuali commenti.

 

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