Eritrofobia

Che sarà mai? (parafrasando, da “I promessi sposi”, “Carneade, chi era costui?”)

Niente di più di una forte paura di arrossire, e del fatto che altri se ne possano accorgere, e trinciare giudizi negativi, o comunque svalutare la persona che ha questo problema.

Gli effetti di questa fobia sono, nella grande maggioranza dei casi, legati alla scelta di smettere di frequentare anche gli amici e i parenti più prossimi, perché chi si accorge di “avvampare” in modo imprevedibile, reagisce con la solita soluzione inefficace: evitare le situazioni, i luoghi, le persone che potrebbero (in una fantasia pessimistica data però come certezza) indurre l’arrossire,  nel caso specifico.

Un cliente conosciuto anni prima, mi telefona dicendomi che suo figlio, di 19 anni, avrebbe bisogno di parlarmi di un suo attuale problema.

Ci diamo appuntamento, e incontro in studio un ragazzone di 1,90, in ottima forma fisica.

Dopo le solite formalità ( che consistono nel mio richiedere la mancanza di formalità, come il lei, e nel affermare che io dirò esattamente quello che penso, che quello che dirò sono mie opinioni e non verità di scienza o di fede, e suggerendo al mio interlocutore di fare la stessa cosa), inizia la seguente conversazione:

  • cosa succede, perché hai voluto incontrarmi?
  • succede che da mesi mi sono accorto che anche davanti agli amici più cari, ai parenti più stretti, mi capita di arrossire come un peperone rosso… Me lo sento, e naturalmente chiunque io abbia di fronte se ne accorge. Io mi accorgo che se ne accorge, e quindi entro in un fortissimo imbarazzo, e scappo via il più presto possibile, accampando scuse che non stanno in piedi per nessuno.

Gradualmente, nell’arco di questi mesi, mi sono allontanato da tutti, continuo a vedere solo la mia famiglia e la mia ragazza, ma i miei amici e compagni più cari non sanno più cosa pensare; ormai rifiuto ogni invito ad occasioni d’incontro, sempre con scuse inconsistenti, ed anche loro si sono allontanati, a parte pochi che insistono, ma sempre più sconcertati ed a volte anche incazzati.

Io non so più che fare, sono andato anche da un angiologo, ho fatto analisi cliniche e strumentali, sperando che la cosa potesse risolversi con qualche farmaco, ma tutti mi hanno detto che è una reazione emotiva, e che forse potrebbe giovarmi prendere un ansiolitico. Ma io non voglio diventare dipendente da un farmaco, posto che possa funzionare.

  • E quindi, come pensi di superare questo problema?
  • Non lo so, sono qui per questo, e ti dico anche che sono incazzatissimo con me stesso, ma la rabbia non risolve nulla.

Ci rifletto su qualche secondo, e poi mi viene l’idea di provare a costruire un inganno logico, cioè credibile dal punto di vista razionale, che sposti la sua attenzione dalla eritrofobia a una questione di livello superiore al sintomo.

Perciò, gli dico:

  • Sai, come ci siamo detti poc’anzi, io voglio dire ciò che penso, e senza fare tanti giri…
  • Certo, vai tranquillo
  • Dunque, penso che tu sia veramente egoista ed egocentrico, un atteggiamento molto infantile…
  • No, io non sono così come dici, anzi, chi mi conosce sa che sono generoso e disponibile, sempre pronto ad ascoltare gli altri…

La mia è solo una provocazione, ma vuole esserlo, perché penso che porti in alto la sua attenzione

  • Se tu non fossi un egoista ed un egocentrico cercheresti di tranquillizzare i tuoi amici, gli diresti che non ce l’hai con loro, ma che in questo periodo hai un problema, e temi che loro fraintendano, e ti giudichino uno che è diventato timido, o troppo serio, o qualcosa del genere…
  • Cioè, secondo te devo dir loro che mi vergogno perché arrossisco al minimo stormir di fronde?

Credo che questo possa essere il momento di tentare di mandare all’aria la sequenza ” problema, soluzione inefficace e persistenza del problema” , quindi aspetto l’occasione per fare una battuta che demolisca tutto.

  • Penso che la potresti fare più credibile, senza perderci la faccia
  • E come?
  • Potresti dire che se ti vedono che d’improvviso arrossisci come un peperone, non devono temere per la tua salute, non ti sta venendo un ictus… è solo che stai prendendo un farmaco che a volte  provoca questo effetto collaterale….
  • Quale farmaco?
  • Il Viagra
  • …???!!! Ma che dici, io non prendo nessun Viagra…
  • E aggiungi che a te, invece di farti effetto sotto la cintura, ti fa effetto dal collo in su…
  • …. (ride sgangheratamente, ed anch’io rido)  mannaggia, mio padre mi aveva detto che sei uno che scherza, ma mi hai preso completamente alla sprovvista…

L’effetto sembra raggiunto, siamo riusciti a smontare la gravità della situazione, e a portare il film verso gli aspetti comici.

Dopo le risate, io dico che dovrebbe, la prossima volta che andrà ad un incontro con amici, stabilire di prendersi cura delle loro paure ( e non della sua) e dire loro qualcosa del genere. Cioè, ribadisco la tesi dell’egocentrismo, ma in modo lievissimo e scherzoso, e do per scontato che lui accetterà il prossimo invito.

Decidiamo di rivederci dopo due settimane, e in questo secondo incontro mi dice che ha ripreso i contatti con amici e parenti, e che gli è sembrato che l’arrossire non si sia ripresentato, ma soprattutto:

  • se qualcuno dovesse dirmi qualcosa, mi rivendo la battuta che mi hai fatto tu, e magari ci divertiamo come abbiamo fatto qui assieme a te.

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